Lasagne Fatte in Casa

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Settima giornata: il calcio e il porno, gli autogoals, i rigori, la bionda che mi ama

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Dep. Monteveglio – Lasagne f.c. 3 – 2

panchina lasagne fatte in casa, monteveglio

Panchina lunga per le Lasagne

Il calcio è come un set porno a Budapest: c’è bisogno di grandi dosi di culo e gente che sappia buttarla dentro. Poi però, nel giuoco del pallone, non c’è bisogno di lingerie in pizzo e di viagra, ma questo è un altro discorso. Lo spettacolo che ne risulta è altresì diverso, ma non perdiamoci nei dettagli. Anche perché combinare la parola porno con la parola Lasagne,  è scientificamente provato, può provocare gravi disturbi del sonno simili a quelli causati dalla visione di Giuliano Ferrara nudo sulla spiaggia.
In ogni caso la legge del calcio è quella. E bisogna tenerne conto.

La miglior difesa è l’attaco. E il miglior attacco è la difesa. Uno dei migliori attacchi di sempre è stato:

e adesso andate via
voglio restare solo
con la malinconia
volare nel suo cielo
non chiesi mai chi eri
perché scegliesti me
me che fino a ieri
credevo fossi un re

Se tuttavia dietro l’attacco ti manca poi tutto il resto e non ci metti un po’ di sostanza finisce che scrivi cazzate come in un articolo qualsiasi di Belpietro, senza essere però così brutti, quello no, veramente. Credetemi.

Ma torniamo sul pezzo, come disse Caniggia a Maradona quella volta che si incontrarono nei cessi di un locale molto in di Buenos Aires, e affrontiamo la disfatta. Andare on the road fino a Monteveglio può essere esperienza iconicamente americana. Macini chilometri, senti l’odore della prateria, arrivi al campo e noti che è bello, largo, con un fondo perfetto. Ti viene voglia di rimanere lì e viverci e non tornare mai più nella jungla, tra i compagni che muoiono con la faccia nel fango. E invece…

Le Lasagne hanno deciso di perdere anche oggi in una rocambolesca partita dove l’arbitro, un anonimo Guglielmo Epifani con accento calabrese, ha probabilmente visto un’altra partita, di un altro sport, forse anche di un’altra epoca. Partita maschia, molti cartellini, folta tifoseria di casa con fumogenata, tifosi ospiti assenti tranne il vostro stimatissimo, accompagnato dalla fedele Moretti da 66 e soprattutto, chi era quella bionda che abbiamo incrociato e mi ha detto “Ti amo“? (citazione-contest, chi indovina il film guadagna un quarto di libbra di stima con formaggio)

Partita decisa da autogoals e rigori, e ho detto tutto. Squadra di casa organizzata e rocciosa (sono primi non per caso), Lasagne che ci mettono cuore e voglia ma non riescono a portare a casa punti.

A fine partita, prima del ritorno alla vita di tutti i giorni, super hamburger con suggestioni yankee, milfitudini ben assortite, karaoke e salsine piccantissime.

On the road again.

MARRANGHELLO: andare in valle e raccogliere pere è qualcosa che andava di moda tra i fricchettoni negli anni ’70. Lui lo fa con spirito di abnegazione per la causa, senza colpevolizzare nessuno, senza dire bau nemmeno una volta e senza mettere pantaloni a zampa d’elefante. Una bella parata, qualche buona uscita di piede in una delle quali prende una botta in testa senza tuttavia subire traumi. Nel dopo-partita torna bambino e impone la cena a base di hamburger da mezzo chilo. NONTICIPORTOPIU’

voto: 6+

VELLA: confuso negli appoggi come un violinista ubriaco alle prime prove d’orchestra. Segna nella porta sbagliata, disattento nel far ripartire le azioni, gnagnoso nell’0rdinare da mangiare. Niente. Non era serata. Non è che abbia fatto proprio schifo, ma bisogna trovare un capro espiatorio. SINFONIANUMERONOVEPRIMOMOVIMENTO

voto: 4,5

ALDROVANDI: a lui il compito di guidare la difesa che a volte sbanda come una Unazza anni 80 su fondo ghiacciato. Resiste, a denti stretti e non distrugge la trinità a suon di ululati baritonali quando l’arbitro si inventa un rigore su un suo fallo in area. Fa quello che dovrebbe fare senza tuttavia raggiungere l’eccellenza. UTILITARIA

voto: 6

LOMBARDI: saranno i calzettoni personalizzati (è l’unico a portarli bianchi mentre la divisa lasagnara li prevede blu), sarà l’aria di quello che capita lì per caso, sarà il fatto che sentirlo parlare in campo è evento raro come un congiuntivo di Di Pietro, ma è uno che si fa sempre notare. Non sbaglia praticamente nulla, lotta come sempre su ogni palla. Prende calci e, zitto zitto, restituisce spallate, interventi duri ma puliti, recuperi entusiasmanti. Chi capita dalle sue parti non passa bei momenti. Non se la sente di tirare il rigore ma dopo la partita, invece dell’hamburger, sfida un triploqualcosa unto e fritto. Ci vuole fegato anche per questo. LUSSO

voto: 7

POLCE: prova a tenere a bada gli avversari e non riesce fare bordelli come vorrebbe sulla fascia che tuttavia attacca ogni volta gli si presenti l’occasione. Ingaggia un bel duello con un avversario a suon di calci. E’ un purosangue che ha bisogno di galoppare, mordere il freno è per lui una sofferenza. Le sue R mosce avevano, a fine partita, davano un senso di incompiutezza. RFORREVENGE

voto: 6

BOBBINHO: l’odore di casa, non molto lontana, gli regala uno spirito bucolico, sognante, a tratti tinteggiato di rauche reminiscenze pastorali. Gara attenta in difesa e poco incisiva avanti più per merito avversario che per demeriti suoi. Ogni tanto esagera nei dribbling inutili e perde qualche pallone interessante, ma è Bobbinho, se facesse tutto come si deve non sarebbe l’uomo più insultato del centro nord. Nel secondo tempo va in debito di ossigeno e su un suo errore chiede scusa ai compagni 22 volte di seguito provocando un “tranquillo, nessun problema, abbiamo capito” recitato quasi in coro anche dagli avversari. FAICOMUNQUESCHIFO

voto: 6

CAMBRIANI: arriva al campo in botta durissima da jet lag fa fatica a capire, nei primi minuti, che non è a Monteveglio per un seminario sull’importanza dello sciroppo d’acero nella cultura nord americana. In pochi minuti realizza che: è sera, è autunno, si parla italiano, le scarpe si mettono ai piedi, la maratona di Nuova Iorche è finita e ha battuto Morandi. Indossata la maglietta lasagnara va in trance agonistica e offre la consueta prestazione di cuore e corsa. Manca forse un po’ di lucidità ma non si può chiedere tutto. Gli applausi al suo ingresso negli spogliatoi sono un qualcosa che, ad esempio, De Chellis non ha mai avuto. MOMETTILIDUETRECHILIPERO’

voto: 5,5

BUIA: quando l’arbitro fischia il rigore a favore dei lasagnari assiste alla pietosa scena dei compagni che non si sentono di batterlo. Lui a quel punto, da buon capitano di giornata, si prende la responsabilità e riapre la partita. Gli avversari tuttavia tengono meglio il centrocampo e pressano compatti e a lui non riesce di creare gioco come normalmente fa. Prende un’ammonizione per proteste che gli costerà la squalifica nel prossimo match. SOSSITUAZIONI

voto: 5,5

COBBE D.: cerca, prova, tenta. E’ tutto un qualcosa che dovrebbe ma non è, potrebbe ma non fa. Sa di essere uomo da giocate importanti, quello che se sta in serata gira tutto il resto come dovrebbe. Gli arrivano però poche palle pulite, spesso si ritrova isolato in mezzo agli avversari e non riesce a smistare. Da l’impressione di essere come un preziosissimo cottonfioc da 50 euro utilizzato però per pulirsi il sedere. Non conta cosa il valore che hai, conta cosa vuoi fare. NONERASERATA

voto: 5,5

CELENTANO: il bomberone stasera c’era e non c’era, come un impiegato assenteista sotto le feste di Natale. Si procura un rigore, prova a sfornare la solita prestazione cuore e orgoglio ma, come per Cobbe, arrivano pochi palloni puliti e spesso deve provare a cantare e portare la croce da solo. Non la migliore prestazione dell’anno. Il cinghiale che tutti conosciamo avrà altre occasioni per cospargere di sentimenti silvestri il dopopartita. NONERASERATA2

voto: 5+

TONDINI: quando, sostituito, sostiene di voler discutere con l’avversario che gli ha dato un pugno in pancia in una mischia fa venire gli occhi lucidi di commozione a tutti quelli che lo circondano. Prende 22mila calci da gente alta il doppio di lui. Lui protesta, si incazza, perde a tratti la testa. E’ tosto il ragazzino, vuole fare. Davanti è una minaccia costante per gli avversari che lo vedono spuntare da tutte le parti con la sua velocità e la sua corsa. Gli negano un rigore, tenta più volte la conclusione, ribattuto, non si tira mai indietro nello scontro con gli avversari che lo sovrastano in centimetri e chili. Lui però c’ha provato, ha lottato e stasera ha dato forma all’idea di grinta. MARTIRELASAGNARO

voto: 6,5

DI ROBERTO: dopo un ottimo primo tempo da guardalinee dove si distingue per l’aplomb con cui alza la bandierina sotto gli spalti gremiti di tifosi di casa entra nel secondo tempo a dare una mano al centrocampo con la sua corsa. Soffre la confusione con cui la manovra lasagnara si sviluppa, tipo inchino davanti l’isola del Giglio ma tuttavia prova a fare il suo. POCOMABUONINO

voto: 5,5

DE CHELLIS: al mercato del pesce pare ci sia dell’ottimo spada. Lo consiglio alla piastra, cottura rapida, condito poi con un salmoriglio di prezzemolino tritato, qualche goccia di limone, olio, sale, capperi di pantelleria e, se proprio volete signò, due olivette nere. VENERDIPESCE

voto: sv

MATTARELLI: arriva incazzato a inizio secondo tempo dopo che ha disputato un’altra partita, a Bologna, perdendo. Entra in campo e inizia a raccogliere calci da tutte le parti. Tuttavia prova a mettere ordine a centrocampo, a prendere la palla e fare gioco. Doppia partita, doppia sconfitta. Ma con le lasagne prende più calci. SOSSODDISFAZZIONI

voto: 6 (7,5 per il sacrificio del doppio impegno)

GRISO: arriva con Mattarelli reduce dalla sconfitta bolognese. Ma sprizza grinta con gli occhi della tigre mentre dice: “lo sapevo che perdevamo, stasera non ho combinato un cazzo, ho fatto cagare, non è serata”. Bravo. Ecco lo spirito giusto per chi deve entrare a fare sportellate in mezzo ai difensori avversari. GRINTOSOCOMEUNGATTINOBAGNATO

voto: sv (7,5 per il sacrificio come Mattarelli, 10 per la grinta)

MONTELLI: il sempre meno compassato mister ha probabilmente disfatto la valigia. La situazione delicata in classifica gli sta dando le motivazioni che forse l’Equatore (squadra di calcio) non gli avrebbe garantito. Crea scompiglio nello spogliatoio quando, nel discorso pre-gara, dice “leitmotiv”. Prodezza assoluta. Si segnala lo scambio con l’arbitro a seguito di una sua colorita protesta:

arbitro:”se non la smette la faccio accomodare fuori, lei faccia il suo mestiere io faccio il mio”

Montelli:”Va bene, però lo faccia il suo mestiere”.

Da scritturare come sceneggiatore di battute brillanti. OBBIETTIVOPANETTONE


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